Tasso Barbasso

Tasso Barbasso

LINGUAGGIO DEI FIORI – So che l’idea potrà sembrare un po’ barocca ma penso che possa diventare interessante dedicare, su questo blog, una sezione agli antichi significati simbolici di fiori e piante. L’occasione sarà propizia per raccogliere qualche informazione in più sulle piante di cui vi parlerò e per leggere insieme piccoli brani poetici che raccontano la flora in questione. Dichiaro da subito l’aiuto bibliografico che mi arriva dagli studi di Sheila Pickles.

Oggi vi parlo del Tasso Barbasso, che simboleggia il sollievo. Regalarlo significa augurare ristoro e nuova serenità del fisico e della mente. Il nome latino, verbascum, è stato probabilmente variato in barbascum perché la pianta appare barbuta, a foglie larghe, vellutate e lanuginose. Sappiamo che anche il nostro caro Renzo dei Promessi sposi la trovava nel suo giardino (il tasso barbasso, con le sue grandi foglie lanose a terra e lo stelo diritto nell’aria, e le lunghe spighe sparse e come stellate di vivi fiori gialli – scriveva Manzoni) ma non sappiamo se  la utilizzava anche lui per foderarsi l’interno delle scarpe, come si faceva anticamente per tenere i piedi caldi e proteggerli nei percorsi accidentati. Forse proprio da questo “sollievo” ai piedi viene il significato che è stato attribuito al Tasso Barbato. I romani la usavano anche per fare luce, dopo averla immersa nel sego, e la chiamavano Candelaria.

Ed ecco come ce la racconta John Clare (1793-1864), che in Cowper green ne apprezza la “selvaggia varietà”:

E la medicamentosa bettonica/oltrepassa il limite del bosco/insieme alle foglie lanose del tasso barbasso. Questo, benché modesto fiore dimenticato,/posto qui da una natura frettolosa,/mostra a un occhio accorto/la sua selvaggia, gradita varietà

 

 

 

 



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