Filtri solari, perché preferire i metallici

Filtri solari, perché preferire i metallici

Non so da voi, ma qui in Sicilia siamo in periodo di abbronzatura da circa un mese. Così, anche se è solo l’inizio di maggio, mi sento già in ritardo sul tema che riguarda i filtri di protezione solare. Recupero subito e vado al dunque.

Quale crema scegliere per essere a posto col nostro corpo e col nostro mare? Io, da qualche anno, preferisco i solari riconosciuti con la denominazione “a schermo fisico” rispetto a quelli “a schermo chimico”. Vi invito a fare lo stesso e vi spiego perché, ma prima mi è d’obbligo uscire da un bisticcio semantico che potrebbe creare equivoci imbarazzanti. Va puntualizzato che tutti i filtri solari sono chimici, semplicemente per il fatto che tutte le sostanze esistenti – dall’acqua alla clorofilla – sono sostanze chimiche. Il nostro stesso corpo è composto chimicamente. Inoltre tutti i filtri solari sono anche fisici, perché hanno il compito (fisico) di assorbire e diffondere o riflettere le radiazioni elettromagnetiche. Non mi piacciono le semplificazioni eccessive e voglio usare le parole in modo opportuno. Quindi chiamerò questi prodotti, di origine minerale, col nome inequivocabile di “solari a schermo metallico”. Attenzione, sul mercato con questo nome non li trovate. Gli schermi metallici sono composti da ingredienti che agiscono grazie all’opacità, opponendo un filtro reale alle radiazioni UV, come se mettessimo un sottilissimo rivestimento alla nostra epidermide. Il biossido di titanio, che nell’etichetta trovate col nome “titanium dioxide”, è il filtro metallico più utilizzato. Solitamente gli schermi metallici possiedono un profilo tossicologico più sicuro, sono meno allergizzanti e riducono al minimo il rischio di sensibilizzazione cutanea individuale, pur garantendo il massimo della protezione. Personalmente li scelgo per queste ragioni, ma soprattutto perché hanno solitamente un minore impatto inquinante sul mare e sulle specie marine, sono vegan e spesso le aziende che li producono evitano i test sugli animali. Su questo ultimo punto vi chiedo comunque di effettuare una verifica al momento dell’acquisto. Purtroppo siamo spesso portati a scegliere cosmetici “piacioni” e questo vale anche, ahimé, per il solare. Così al momento dell’acquisto cerchiamo quello più facile da stendere sulla pelle, che magari lasci un chiarore perlescente sul nostro corpo senza tracce biancastre.

Come funzionano i filtri metallici? Il vantaggio nell’azione filtrante del biossido di titanio sta nell’effetto scattering sulla pelle, ovvero la dispersione dei raggi UV che cambiano traiettoria perché vengono deviati per riflesso (i fisici mi perdoneranno le eventuali imprecisioni). Fate però attenzione, perché non sempre “minerale” è sinonimo di “migliore”. L’ossido di zinco, ad esempio, è molto usato come filtro solare metallico ma è considerato nocivo per l’ambiente acquatico. In genere si può dire che tutti i filtri metallici possono avere un certo impatto ambientale e neanche loro sono del tutto biodegradabili o biocompatibili. Ci viene fortunatamente incontro una normativa europea abbastanza severa sull’argomento che ci permette di acquistare il nostro solare con una certa serenità indipendentemente dalla scelta che faremo. Ricordate però che è sempre molto importante leggere l’etichetta, per essere certi di aver preso il prodotto che ha esattamente le caratteristiche che desideriamo. Questo ci consente anche di essere sicuri che la crema solare che stiamo scegliendo non contenga interferenti endocrini.

Gli interferenti endocrini sono sostanze che l’Organizzazione mondiale della sanità definisce come “una miscela esogena che altera la funzione del sistema endocrino e di conseguenza provoca effetti negativi sulla salute di un organismo intatto, o la sua progenie” (European Workshop on the Impact of Endocrine Disrupters on Human Health and Wildlife, Weybridge 2-4/12/1996). I ricercatori californiani hanno provato che nei filtri solari più comunemente usati sono spesso presenti octylmethoxycinnamato, benzophenone-3 e octocrylene, tre interferenti endocrini che con l’esposizione ai raggi solari producono essi stessi radicali liberi e si rendono responsabili dell’invecchiamento e delle malattie della pelle anziché evitarle. Purtroppo la lista degli interferenti endocrini non è breve e li si trova dappertutto, ma almeno al momento della scelta del nostro solare una valutazione attenta diventa d’obbligo. A tale proposito mi è capitato tra le mani un’interessante brano tratto dal libro La Felicità un viaggio filosofico di Frédéric Lenoir, dove l’autore scrive: “Il sistema ormonale si autoregola con un effetto di feedback che incoraggia o frena la produzione degli ormoni. Ma questi sono spesso alterati dallo stress, così come da perturbatori che finiscono col minare, bloccare o modificare l’azione dell’uno o dell’altro ormone, generando effetti nocivi nel funzionamento dell’organismo. Oltre al mercurio o al piombo, citiamo fra questi  agenti nocivi il bisfenolo A e gli ftalati, che si trovano in molti oggetti di plastica presenti nell’ambiente che ci circonda, e i parabeni, che entrano nella composizione di alcuni cosmetici e in certi alimenti industriali, oltre che in centinaia di prodotti farmaceutici”. Quindi attenzione, gli interferenti endocrini sono nemici del nostro benessere, ma anche della nostra felicità – se consideriamo che questa è spesso in balia dei nostri equilibri ormonali.

Nessun dubbio, allora. Io preferisco i filtri “metallici”, tenendo conto del fatto che Biossido Di Titanio 2 e Ossido Di Zinco non hanno dato prova di squilibri ormonali.



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