Agro-omeopatia, se a guarire sono le piante

Agro-omeopatia, se a guarire sono le piante

Con un piccolo strappo alla regola ospito un articolo non mio, ma dell’agro-omeopata (e amico) Francesco Di Lorenzo. Lo faccio perché mi pare opportuna una riflessione sull’omeopatia, sui suoi effetti sull’uomo e sugli studi per l’applicazione delle terapie alle piante. Il mio stupore sui numeri che si registrano in agro-omeopatia farà piacere a chi ha redatto l’articolo, che ben conosce il mio scetticismo rispetto alle cure basate su diluizioni ultramolecolari che superano il numero di Avogadro. Ammetto però che, di fronte a una pianta che rifiorisce e a parassiti che si allontanano dopo la cura, anche io vacillo. Starà sorridendo, il nostro dottor Di Lorenzo. Ed è a lui che lascio qui la parola. Per chi volesse approfondire questi temi, sono previsti a Palermo e Catania due corsi e un seminario tra novembre e dicembre 2017. Alla fine dell’articolo troverete tutti i dettagli.

Cosa è l’agro-omeopatia
L’omeopatia nasce in Germania negli anni 20 del 1800 ad opera di Samuel Hahnemann.
Il principio dell’omeopatia è quello dei “simili” e può essere enunciato in questo modo: “Ogni sostanza farmacologicamente attiva capace di provocare, a dose ponderale nell’individuo sano, determinati sintomi può anche eliminare sintomi simili nell’individuo malato, a condizione di essere utilizzata a debole dose”.
Questo principio afferma, quindi, che le malattie si guariscono con sostanze che producono nel soggetto sano i sintomi caratteristici della patologia da combattere.
Questa osservazione, era già stata indicata da Ippocrate, il quale affermava: “I simili sono curati dai simili”.
Atri due principi cardinali della Medicina Omeopatica sono il “principio delle diluizioni infinitesimali” e Il processo di “dinamizzazione”.
Secondo Hahnemann, l’azione dei medicamenti aumentava progressivamente con il diminuire della dose (principio delle diluizioni infinitesimali) se la sostanza, durante i passaggi della diluizione, veniva agitata energicamente per potenziare la sua azione terapeutica (dinamizzazione).
Pertanto, ogni individuo malato può essere curato da dosi infinitesimali e dinamizzate della sostanza che provoca, a forti dosi nell’individuo sano, dei sintomi simili a quelli che affliggono il malato.
Tale metodologia medica, per circa un secolo, fu rivolta solo al genere umano.
Solo negli anni 20 del 900 ad opera di due medici collaboratori del filosofo austriaco R. Steiner, i coniugi Kolisko, si passò dall’applicazione umana a quella in campo vegetale.
Da qui in poi di fatto si può parlare di agro-omeopatia.
L’agro-omeopatia è ancora oggi una disciplina sperimentale, benché nell’ultimo ventennio le sperimentazioni siano state molteplici.
L’agro-omeopatia, proprio come l’omeopatia classica umana, consiste nell’applicazione alle coltivazioni agrarie, soluzioni acquose contenenti sostanze altamente diluite che hanno subito un processo di agitazione (dinamizzazione). Tali sostanze vengono dette omeopatiche o agro-omeopatiche a seconda del campo di applicazione.
L’agro-omeopatia ha molti punti in comune con l’omeopatia ma spesso presenta delle divergenze applicative.
Per esempio, l’agro-omeopatia si rivolge alla cura dei vegetali, i quali appartengono a famiglie, generi e specie a volte molto diverse tra loro.
Quindi il paziente, in questo caso, non è un singolo individuo o un gruppo di individui appartenenti alla stessa specie, come nell’omeopatia “umana”, ma un gruppo di organismi vegetali tra loro diversi, riuniti a formare sistemi viventi complessi chiamati agroecosistemi.
L’agro-omeopatia quindi cura un insieme di organismi costituenti un sistema e non il singolo organismo.
Essa pertanto non agisce su malattie intese come sintomi di singoli individui ma come sintomo di squilibrio di un sistema complesso quale è l’agro-ecosistema.
Gli obiettivi Gli scopi dell’agro-omeopatia sono molteplici.
Il principale è quello di eliminare dalla pratica agricola il ricorso alla chimica di sintesi contro la lotta ai parassiti, alle infestanti nonché l’uso di concimazioni chimiche di sintesi.
Un ulteriore scopo è quello di favorire e migliorare la qualità e la salubrità degli alimenti agricoli prodotti dal sistema, ottenendo in tal modo prodotti molto vicini a sostanze nutraceutiche.
Inoltre, con tale metodologia viene favorito e accelerato il processo di pedogenesi (formazione del suolo agrario), viene aumentata la fertilità del suolo tramite una migliore trasformazione della sostanza organica e un aumento della capacità di ritenzione idrica dello stesso.
In tal modo si cerca di invertire i processi di “intossicazione”, desertificazione ed erosione dei suoli agrari nelle aree a forte rischio come quelle del bacino del mediterraneo.

L’agro-omeopatia nel mondo

Tra i principali esponenti di tale disciplina vi è stato il medico omeopata olandese, da poco scomparso, V.D.
Kaviraj che ha pubblicato il primo libro dedicato a tale argomento e che ha operato fondamentalmente in Australia.
Nei paesi latino americani opera invece un Ceco naturalizzato Messicano.
Si chiama Radko Tichavsky, anch’egli autore di ben due libri sulla materia.
Tichavsky è stato, anche docente presso l’Università di Città del Messico, mentre attualmente è direttore dell’istituto Comenius, Università privata riconosciuta dallo stato Messicano.
R. Tichavky si stacca dalla metodologia omeopatica con approccio antropocentrico, adottata fino a pochi anni fa in questo ambito, per proporre il metodo di similitudine metabolica, in grado di individuare con estrema precisione il simillimum omeopatico o rimedio costituzionale per ogni specie vegetale di interesse agrario, nonché per ogni agro-ecosistema.
Tichavsky in tal modo, non fa altro che riallacciarsi, anche se in chiave moderna, alla scuola unicista di Hahnemann, di bönninghausen e di Hering.
In italia i primi studi del genere risalgono al 1984. L’agronomo Luca Speciani si laura a Milano con una tesi sulle alte diluizioni applicate in ambito fitoiatrico.
Successivamente, dopo pochi anni, la Prof.ssa L. Betti della Facoltà di Agraria di Bologna fonda, presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, il laboratorio di Agro-omeopatia che tutt’ora dirige.
La professoressa Betti, il 18 novembre, terrà un seminario su questi argomenti presso la Facoltà di Agraria di Palermo.
Inoltre la costante richiesta da parte delle aziende agricole operanti nell’ambito dell’agricoltura biologica e biodinamica, ha portato la Scuola di Medicina Integrata di Palermo, ad avviare una serie di attività seminariali in tale ambito e ad istituire un corso di agro-omeopatia, chiamando ad insegnarvi proprio Radko Tichavsky.
Il corso si terrà a Palermo il 24/25/26 Novembre e a Catania il 1/2/3 Dicembre.



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